Macquarie è un’isola subantartica di 128 km2 spersa nell’Oceano, a 1.500 km a sud-est della Tasmaniia di cui fa parte amministrativamente. E’ una striscia di terra e rocce lunga 34 km e larga da 3 a 5 km. L’isola è una riserva naturale
gestita dal Parks and wildlife service (Pws) del governo della Tasmania, mentre il governo federale australiano si occupa dal 1997 di difendere l’isola come Patrimonio dell’umanità Unesco.
Gli unici abitanti umani di Maquarie sono i ricercatori ospitati nella stazione del Department of environment, aater, heritage and arts australiano e in quella del Bureau of meteorology.
Nel 2011 tutto il territori di Macquarie e dei suoi isolotti è stato trattato con esche avvelenate per eliminare tre specie invasive introdotte dall’uomo: i ratti neri (Rattus rattus), il topolini delle case (Mice Mus musculus) e i conigli europei (Oryctolagus cuniculus).
Da allora una squadra di cacciatori con cani appositamente addestrati sta controllando palmo a palmo l’isola per eliminare i pochi conigli rimasti, che erano scampati al alla veleno. Ora il Macquarie Island pest eradication project (Mipep) dice che il progetto di eradicazione ha avuto ottimi risultati. Dana Boyte del Mipep spiega nell’ultimo rapporto:
«La situazione del coniglio fino ad ora: 13 conigli morti dall’avvio della fase della caccia. Nessun coniglio è stato avvistato o catturato da novembre e nessuna traccia fresca o di pascolo di conigli sono state trovati da novembre. Attualmente le cose stanno andando in maniera molto promettente, ma non c’è l’opzione di una facile ricerca dei conigli perché ci sono ancora alcune aree in cui avevamo trovato tracce fresche di conigli, ma finora non siamo stati in grado di catturare il colpevole. Quindi non è certo se questi ultimi siano conigli che eccellono nel nascondersi ai nostri occhi vigili e al naso dei cani o se forse sono morti da soli o sono stati predati dagli Skua. Credo che solo il tempo potrà dirlo».
Le esche avvelenate sembrano aver decimato anche i ratti o topi presenti sull’isola e la fauna selvatica sta già rispondendo positivamente alla mancanza di roditori e conigli: le sterna codalunga (Sterna paradisaea) ora nidificano nuovamente più numerose sulle Maquarie e non più solo sui faraglioni in mare aperto, grazie alla mancanza di predazione da ratti. La vegetazione in tutta l’isola è in rapida crescita, i ciuffi d’erba stanno crescendo molto rapidamente e in alcune aree superano l’altezza di un uomo. Quasi ovunque si cammina si notano piante di piccoli cavoli che iniziano a crescere, una specie che era scomparsa perché i conigli la divoravano, ma era tutta la vegetazione a soffrire e nelle zone più frequentate dai conigli il suolo era spoglio e sterile, anche li stanno ricrescendo ciuffi d’erba e piante.
Questa isola remota è un sito di notevole importanza geologica e naturale a livello mondiale: Maquarie è uno dei pochi frammenti di terra emersa dell’Oceano Pacifico meridionale dove si può riprodurre la fauna subantartica. Sull’isola ogni anno arrivano, per riprodursi e fare la muta, circa 3,5 milioni di uccelli marini e 80.000 elefanti marini ed anche le foche, quasi sterminate nel XIX secolo, stanno cominciando a ristabilire colonie.
L’esplosione del numero di conigli, ratti e topi ha avuto effetti devastanti sulla fauna e la flora autoctone di Maquarie, ma anche sulla geomorfologia, il paesaggio gli habitat e il riciclo dei nutrienti dell’isola. Negli ultimi anni si era verificato un aumento significativo di danni alla vegetazione causati dai conigli che andavano matti per le mega-erbe dell’isola e per il cavolo Stilbocarpa polaris e la margheritina Pleurophyllum hookeri, specie non in grado di adattarsi al pascolo e comunità vegetali che sono una parte fondamentale dell’ecosistema di Macquarie Island, dato che proteggono il suolo e rocce dagli agenti atmosferici, stabilizzano i ripidi pendii e forniscono l’habitat necessario per gli invertebrati e per i cunicoli nei quali nidificano gli uccelli marini. Il pascolo intensivo dei conigli aveva cambiato le aree delle praterie di “tussock”, un’erba alta, in prati con erbe di campo, danneggiando così il successo riproduttivo di tutti gli uccelli marini scavatori che hanno bisogno di un habitat di nidificazione con una folta copertura vegetale.
La perdita di vegetazione causa anche la destabilizzazione e l’erosione dei ripidi pendii ricoperti di torba dove nidificano gli Albatros. Nel 20006, due frane causate dal pascolo dei conigli hanno provocato la morte di numerosi pinguini e danni alle passerelle per i visitatori che raggiungo l’isola durante l’estate australe.
Anche topi e ratti hanno avuto un impatto significativo, in particolare i Rattus rattus che sono onnivori e predano i pulcini e le uova nei cunicoli dove nidificano le procellarie. Ratti e topi divorano tutti i semi e impediscono anche l’attecchimento delle piante e tolgono cibo agli invertebrati. I ratti rappresentavano una costante minaccia per almeno 9 specie di uccelli che si riproducono su Macquarie.
Le specie autoctone di isole remote come Macquarie, isolate sia geograficamente che dal punto di vista evolutivo, sono estremamente vulnerabili alle specie introdotte. Le piante e gli animali in luoghi come questo si sono evoluti in isolamento e si sono adattati alle particolari condizioni locali, molti non hanno la capacità di resistere all’introduzione di specie aliene invasive. Il Mipep fa l’esempio di molte specie di rallidi, come il rallo striato di Maquarie (Gallirallus philippensis macquariensis), che si sono estinte sulle isole, molto più che nei continenti, proprio a causa della predazione delle specie introdotte dall’uomo. Inoltre, le specie introdotte spesso non hanno predatori naturali sulle isole, oppure occupano una nicchia ecologica vuota: il grande successo dei conigli a Macquarie è dovuto alla mancanza di concorrenti per le risorse alimentari. Gli esperti che lavorano sulle specie introdotte sono d’accordo che le isole (e altri luoghi geograficamente isolati ed anche evolutivamente) affrontano minacce alla biodiversità diverse rispetto alle situazioni continentali, sono più vulnerabili alle invasioni ed è più probabile che soffrano di una perdita catastrofica di biodiversità a causa delle specie invasive. Fortunatamente le isole sono anche i luoghi dove ci sono maggiori probabilità di successo per efficaci campagne di eradicazione degli invasori alieni.