Migliaia di pantegane in città, la ricetta del sindaco del Pd: derattizzate o vi multo. Dalla tassa di scopo alla tassa di scopa, dall’Imu alla Topa (tassa obbligatoria per l’ambiente).
Il sindaco di Savona Federico Berruti – fresco di rielezione bulgara, neppure un anno fa, alla guida di una giunta di centrosinistra – ha imposto ai suoi concittadini di ripulire la città dai topi pagando di tasca loro. Sigmund Freud s’esercitò sull’Uomo dei Topi nel suo profetico Casi Clinici visto che l’emergenza ratti è il fil rouge dell’amministrazione Berruti. Al primo cittadino diamo un consiglio: si legga La Peste di Albert Camus almeno sa come va a finire. E invece di tassare, ratto ratto, i cittadini dia un colpo di telefono al dottor Rieux. Lui di pestilenze se ne intende. Ha fatto vincere un Nobel al suo autore.
Derattizzazione privata In soldoni si tratta di questo: tutti i proprietari di immobili devono derattizzare casa per tre volte. Poi devono farsi fare un certificato e spedirlo al Comune. Ma non basta: devono ripulire gli scantinati e tutti i luoghi deputati all’adunanza dei roditori. Se non lo fanno la solerte Polizia Municipale ha già pronta la multa: da 250 a 500 euro. L’ordinanza è vecchia di otto mesi, risale alla fine del settembre scorso, ma ora la stanno ritirando fuori dai cassetti nella speranza che i roditori non se la siano nel frattempo digerita. Di sicuro va di traverso ai savonesi che devono convivere con una colonia di pantegane di proporzioni apocalittiche. Non le ha contate il presidente dell’Istat Enrico Givannini col censimento, ma l’Ata, l’azienda municipale. Ha disseminato in città 25 rat-box (trappole, in italiano) per catturarle. Ebbene le pantegane se ne fregano: li hanno fatti saltare tutti.
Guinness dei primati Così il Comune ha messo i funzionari a contare le zampe poi hanno correttamente diviso per 4 e hanno stabilito che a Savona ci sono non meno di 180 mila topi. Tre per ogni abitante umano. Una densità da Guinness. Ma non serviva uno studio scientifico perché da oltre un anno a Savona le pantegane fanno lo struscio in totale libertà. Si arrampicano sugli alberi di fico e sulle palme, invadono i palazzi, fanno giochi circensi appese ai lampioni, scorazzano lungo il corso del torrente e nella zona dell’Oltreletrimbro se ne stanno a prendere il sole prima di dare l’assalto ai gabbiani, attirati dalla mondezza, ai conigli e ai polli che gli anziani che gestiscono gli orti, come s’addice ad una giunta di sinistra, allevano nelle gabbiette. Fatta cena si spostano in centro per lo shopping. Le si vedono passeggiare in piazzale Moroni e in piazza del Popolo, perfino ai giardini sotto il Priamar e al Prolungamento. Ma ora hanno preso di mira anche l’ex ospedale e il Terminal Crociere dove campeggia, ironico, lo slogan turistico: Riviera delle Palme, vivi l’avventura.
Safari urbano P ora sta per pantegana e avventura sta per safari urbano. Si cercano volontari perché il Sindaco ha già schierato le truppe burocratiche. Ha previsto deratizzazioni a tappeto nei luoghi pubblici pagando, pare di tasca del Comune, 40 mila euro. Ma il 5 maggio – data profetica- nel corso dell’incontro Venti di partecipazione la Giunta dovrà vedersela con cittadini molto attapirati. Di sicuro le pantegane ci saranno. La città spera che quel 5 maggio sia un «Ei fu» dei topi, ma teme di constatare che il Sindaco è «siccome immobile» e non sa che pesci, pardon, che topi pigliare. Perché Savona ha troppe aree abbandonate, ha i torrenti non curati, ha scarsa pulizia, ha zone dove si ammassano da decenni macerie. Insomma la città ideale. Ma per i topi.