Abele Molin Pradel racconta la battaglia quotidiana in val di Zoldo.
VALLE DI ZOLDO. Niente è più esplicito della foto che pubblichiamo qui a fianco. Arriva da Pradel di Zoldo e ce l’ha inviata Abele Molin Pradel (che vedete nella foto). Ha in mano due trappole per topi con il bottino giornaliero: una dozzina di animaletti che hanno infilato la testa nella trappola in cerca del bocconcino prelibato e sono stati catturati.
Il signor Molin Pradel la chiama «caccia grossa».
Grossa ma soprattutto lunga. Come lui stesso racconta, è dai primi di aprile che va avanti: «Acciuffiamo dai 7 ai 12 animaletti al giorno, si sperava che fosse finita. Col cavolo, ne spuntano sempre di nuovi. Sono come i rotoloni regina, non finiscono mai».
Attorno a questa storia dei topi che infestano la provincia, sono nate anche delle vere e proprie leggende metropolitane, e una di queste la riporta anche il signor Molin Pradel: «Ora, se sono vere le voci che si sentono in giro, e cioè che i topolini sono stati sparsi qua e là per alimentare i rapaci della valle (falchi poiane gufi) che sono in via di estinzione, mi permetterei di dare un consiglio a questi signori. Ecco: dovrebbero riflettere prima di ripetere l’esperimento».
Il problema dei topi ormai è diffuso in quasi tutta la provincia: le prime segnalazioni sono arrivate dalla zona di Longarone, e prima ancora dal Friuli. Poi segnalazioni da Zoldo, dall’Agordino, da Auronzo e dalla Valle del Boite.
E si parla di migliaia di topi che finiscono in trappola. Oltre agli altri che se la cavano e si riproducono.