Protesta contro le condizione igieniche inaccettabili. Ma il sindacato si spacca e i membri dei Fratelli Musulmani sono contrari: “Chi fa lo sciopero è contro la rivoluzione”.
Cairo – L’appuntamento è davanti il sindacato dei medici nel quartiere residenziale di Garden City, a due passi da Piazza Tahrir. Lui si chiama Dr Amr El Shora, è un giovane medico trentenne, specializzato in radiologia. Lavora allo Shobra general hospital, ospedale pubblico situato nel quartiere cairota ad alta densità di copti.
È il portavoce di uno dei principali movimenti, ‘Dottori senza diritti’, all’interno del sindacato. Fa segno di sederci e comincia a parlare: “E’ in corso uno sciopero nazionale del personale medico che lavora nelle strutture pubbliche: la situazione è drammatica”. Prende fiato, ha un’altra intervista dopo, ma non vuole dimenticare nulla: “Nella mia struttura siamo 500 dottori, 120 infermieri, 40 tecnici.” Continua “E’ uno ‘sciopero aperto’, non ha una data di scadenza, finirà quando le nostre richieste avranno una risposta concreta da parte della autorità. Ovviamente i reparti di pronto soccorso e i dottori che si occupano delle emergenze continuano a lavorare senza interruzioni.”
“I problemi – spiega El Shora- sono tanti: innanzitutto non abbiamo medicine a sufficienza per tutti, mancano addirittura i farmaci basici, e la qualità che ci arriva è, a volte, molto scadente.” È sconsolato, accende una sigaretta, sorseggia il tè bollente e continua: “Noi chiediamo tre cose al governo Morsi : di aumentare al 15% i fondi pubblici destinati alla salute; è il livello minimo secondo gli accordi internazionali che sono stati firmati dall’Egitto. Oggi il ministero della Salute riceve solo il 3.5% del budget statale. Esigiamo, inoltre, una legge che metta in sicurezza il luogo di lavoro e punisca aspramente chi aggredisce il corpo ospedaliero. Infine chiediamo che vengano aumentati i salari dei dottori, la nostra è una categoria sottopagata e maltrattata: lo stipendio medio mensile è 400 sterline egiziane ( 50 euro circa); Lo stipendio base- il mio ad esempio- è di 250 sterline egiziane (31 euro circa). Con il bonus arrivo anche 1000 sterline (130 euro circa); Ma per raggiungere questa somma di denaro devo lavorare tutti i giorni, senza prendermi ferie.”
Il giovane medico racconta che c’è una mancanza totale di igiene e che girano, indisturbati nei reparti, anche gli animali: dai gatti randagi ai topi, a volte anche serpenti. In questo senso, un episodio lo riguarda personalmente: “Avevo appena finito di lavorare, mi sono recato al bagno e mentre facevo il gesto di raccogliere una salvietta di carta, un topo mi ha morso la mano.” Poi si interrompe e incalza: “Un topo – sottolinea la parola con una smorfia di disgusto – Sono dovuto correre da alcuni miei colleghi che mi hanno somministrato subito dei vaccini, potevo aver contratto qualche infezione.”
Nonostante la drammaticità del racconto, sorride amaramente e continua: “Un mio collega, dopo avermi curato, mi ha detto di prendere un gatto e chiuderlo nel bagno. Ecco, questi sono gli unici rimedi che ci possiamo permettere”. Non solo gli animali. Spiega che, nella sua struttura, le lenzuola sono quasi tutte sporche; le lavatrici non sono funzionanti; le coperte non bastano per tutti. E lo Stato non paga un personale addetto alla pulizia: “Ogni struttura ospedaliera pubblica paga, di tasca propria, un personale, inesperto e non professionale. Ma non è sufficiente per raggiungere uno standard minimo di igiene. Ieri in sala operatoria c’erano dei gatti randagi. Penso non ci sia bisogno di aggiungere altro”.
Il dottor El Shora si sofferma sulla mancanza totale di sicurezza: “Un mio collega è stato picchiato da un egiziano che era entrato indisturbato in sala operatoria. Nessuno controlla chi entra e chi esce. Spesso arrivano delle persone, a dir poco losche, che vogliono regolare dei conti e magari- come è già successo – finire un paziente che hanno contribuito a ridurre in quello stato. Altre volte, invece, i medici vengono aggrediti dal paziente.”
Prende fiato, è evidentemente desideroso di descrivere dettagliatamente le condizioni in cui è costretto a lavorare, è un fiume in piena: “Una volta è arrivato in ospedale un paziente già morto: il parente che lo accompagnava è diventato violento alla notizia del decesso del suo caro e non ne voleva sapere di andarsene. Insomma, per non essere a mia volta picchiato, ho dovuto -in un primo momento- far finta di curarlo. Nonostante fosse già morto”.
Il dottor El Shora è gentile, offre una seconda tazza di tè, è molto attento a tutte le nostre esigenze, poi continua: “Se vieni mercoledì mattina, ti mostro l’ospedale. Però, mi raccomando, non fare troppo foto giro, qui i cittadini hanno subito il lavaggio del cervello da parte delle tv di stato di Mubarak: penseranno che sei una spia. Ma vogliamo che la stampa ne parli, non è più una situazione sostenibile”.
Oltre ai problemi pratici, ci sono evidenti – e forse insormontabili – complicazioni di natura politica: “Vieni con me è giusto che tu parli con tutti e due i movimenti all’interno del sindacato”, esclama il dottore. La politica è entrata prepotentemente anche nelle decisioni delicate che riguardano la salute e la vita dei cittadini. All’interno del sindacato, ci sono due movimenti, con opinioni divergenti, uno denominato ’Dottori Senza Diritti’ l’altro ’Dottori per l’Egitto’. Il primo, di cui fa parte il Dott. Amr El Shora, porta avanti lo sciopero e vorrebbe delle risposte immediate (visto l’urgenza delle domande) dal governo Morsi; il secondo – viceversa – è formato da tutti medici appartenenti alla Fratellanza, che sono d’accordo nel mandare un messaggio al governo ma non vogliono creare problemi al nuovo Presidente che si è da poco insediato e che deve affrontare altre urgenze nel Paese.
Il giovane dottore chiama un suo collega appartenente ai Fratelli Musulmani. Si chiama Dott. Salah Al Dosoky, è sulla sessantina, barba bianca non troppo folta, indossa un abito grigio. Una persona molto distinta: “Prego seguitemi nel mio ufficio”, esclama. La sua visione è completamente diversa, non lascia il tempo per le domande: “Lo sciopero non fa bene al Paese. Questo non è il momento giusto per scioperare. Ora dobbiamo dare la possibilità a Morsi di lavorare”. E’ evidente che la sua posizione è unicamente politica: “Ti dirò di più – continua Al Dosoky -: chi oggi fa lo sciopero è contro la rivoluzione. Il governo porta avanti le istanze di piazza Tahrir e protestare contro Morsi vuol dire, oggigiorno, andare contro chi ha sostenuto la rivoluzione di gennaio”.
Poi alla domanda quale siano, secondo lui, le priorità da affrontare in Egitto, la risposta è vaga “Stiamo ricostruendo un Paese che è stato fortemente danneggiato da Mubarak in questi ultimi trentanni. Sui temi della salute, prima di prendere delle misure drastiche, aspettiamo altri 8, 9 mesi : sicuramente la situazione per quel periodo sarà migliorata, diamo fiducia a chi ci guida ora. Il nostro dovere è lavorare e non mettere i cittadini nella condizione di manifestare nuovamente in Piazza”
L’intervista con il Dottor Al Dosoky finisce, fuori l’ufficio è rimasto ad asepttare il Dott. Amr El Shora: “Lo sappiamo benissimo che i Fratelli Musulmani non ci appoggiano. Ma gli altri partiti sì: il partito di El Baradei, quello di Abul Futuh, già candidato alle Presidenziali, e tutti i partiti liberali di sinistra.” Si interrompe, si guarda in gira e ci fa segno di seguirlo. Ci porta in una stanza vuota ed esclama: “E’ giusto che sappiate che ci sono degli Imam, sollecitati dai leader della Fratellanza, che – dopo la preghiera nelle Moschee – indirizzano i cittadini contro i medici. Capite bene che in Egitto è molto pericoloso aizzare le persone, soprattutto io nome della religione.” Poi ci stringe la mano e sen ne va.