Torniamo nuovamente a parlare di zanzare, questa volta però in relazione alla malaria, malattia di cui sono principale veicolo di infezione e diffusione.
Segnaliamo pertanto, parte di questo articolo, la cui versione completa potrete leggere, come di consueto, nella citazione in calce allo stesso.
Secondo i ricercatori, il successo delle specie di “Anopheles” nella trasmissione dei parassiti della malaria è strettamente legato alla loro indole ecologica che consente di affrontare i cambiamenti in scenari biotici e abiotici con nuove funzionalità. Pertanto, la comprensione di come le zanzare si adattano al loro ambiente può avere implicazioni dirette per la progettazione e l’attuazione di misure di controllo di un vettore contro la malaria. I ricercatori hanno sottolineato che ci vorrà ancora un po’ per ottenere risultati definitivi. Allo studio ha anche partecipato Anna Ullastres, ricercatore presso l’Istituto di Biologia Evolutiva UPF, e Diego Ayala, ricercatore presso l’Istituto per la Ricerca e lo Sviluppo (IRB) di Montpellier.
Lo sostiene una ricerca pubblicata per Nature Communications, coordinata dalla dalla Harvard School of Public Healt, insieme all’Università di Perugia e il Cibio, Centro di biologia integrata, di Trento, secondo cui infettare le zanzare portatrici del parassita della malaria con un batterio potrebbe essere la soluzione per abbattere il livello del parassita, limitandone al contempo la diffusione. Il batterio da utilizzare sarebbe uno contenuto nell’apparato riproduttore delle zanzare stesse.
“Questo batterio sembra particolarmente adatto per il controllo della malaria”, spiega Flaminia Catteruccia, professoressa di immunologia e malattie infettive all’Università di Perugia e alla Harvard School of Public Health.
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